E’ uno strano periodo per i nutrizionisti, da una parte sono sempre al centro dell’attenzione, interrogati in qualunque modo per tirar fuori dagli alimenti “valori nutrizionali e benefici”; intervistati in tv e su riviste per spargere a tappeto consigli generici,che spesso possono aiutare a capire meglio, spesso confondono il pubblico che riferisce di aver letto e sentito “tutto e il contrario di tutto”.
Dall’altra si sentono attaccati da tutti quelli che sono definiti come “abusivi”, che oltre a essere definiti tali, lo sono proprio: prescrivono diete senza averne qualifica.
Due obiezioni, per sollevare un po’ di discussione.
La dieta, diversamente, per dire, dalla patologia cardiologica è qualcosa su cui tutti hanno un’opinione, un’idea e una voce in capitolo.
Da quando siamo bambini sono la mamma e la nonna che ci dicono cosa mangiare, o cosa sarebbe meglio mangiare se sei sato male…
Se abbiamo una patologia cardiaca – mi auguro – che la nonna non ti dica “perchè non prendi questa medicina che a me ha fatto tanto bene?”.
Questo è perchè la scienza dell’alimentazione è piuttosto nuova.
Prima c’erano anche rimedi “casalinghi” per i problemi di cuore come decotti di erbe o rituali tribali. Tempo al tempo, la smetteremo presto di sapere tutti come si fa.
La seconda antipatica precisazione riguarda proprio gli abusivi.
Ci sono e sono molti,nel nostro e in altre professioni.
Il mio parrucchiere cita sempre i “parrucchieri cinesi che te fanno la piega a 6euro”.
Forse riescono a fare leva sulle persone perchè una parte del mondo-nutrizione non è in grado di rispondere a una domanda da parte del suo “pubblico”.
Mi ripeto, sarò provocatoria, ma la frase del “ci stanno rubando il lavoro” proprio non la condivido, in nessun ambito.
Gli abusivi ci sono e fin tanto che potranno insinuarsi all’intero della legislzione con semplicità, ci saranno.
Gli albi, gli ordini e le associazioni professionali si stanno – a loro modo – muovendo a riguardo.
Rimane necessario fare due cose:
1. smettere di incolpare gli abusivi della mancanza di lavoro, se le persone hanno scelto un personal trainer, una app o uno chef per la loro dieta è perchè uno di questi tre ha saputo dare una risposta alla domanda.
O perchè chi ha chiesto ignorava che fosse illegale.
2. Studiare di più. Al punto che tra 10 anni le persone che si rivolgono alla qualunque per avere una dieta, vengano viste come delle sciocchine non interessate alla loro salute, perchè è ai professionisti che ci si rivolge.
E i professionisti sanno.
Di più e meglio.
Utopia? Forse si, forse no.
Di certo ho raccolto dei dati* interessanti a cui vorrei fare il “pelo”.
Circa l’80% di quelli che mi hanno risposto si sono rivolti a un professionista della salute per perdere peso, il rimanente 20% per ricevere indicazioni riguardo la cosi detta educazione alimentare.
Se i miei pazienti sono specchio della realtà, questo 20% è in forte aumento.
Sono sempre di più le persone che si rivolgono a un esperto per “smettere di stare a dieta” e “imparare a fare da solo”.
Stando a sempre più numerose indagini, “fare la dieta” è un percorso sempre più breve e sempre più fallimentare.
Si inizia più o meno motivati, si inciampa in qualche inconveniente e si smette subito o dopo un po’.
E’ necessario, rispondere alle persone con delle soluzioni un po’ diverse da “segui la dieta e basta” o “non andare a cena fuori”. Tra l’altro è così retrò.
Bisogna però essere chiari. Un percorso di cambiamento è ben più lungo di “questo è il tuo menù per un mese”.
Ah si, e molto molto più impegnativo.
Fare una dieta è impegnativo per quasi tutti quelli che decidono di iniziare o iniziare di nuovo.
Iniziamo col trattare i nostri pazienti alla pari e non come sottoposti di un ruolo che nessuno ci ha dato.
Colonnello nutrizionista? Ma dai.
Ci hanno chiesto aiuto, giusto.
Questo è già riconosciuto dal fatto che a fine visite e controlli ci paghino.
Togliamoci il camice, ogni tanto.
Che una persona che chiede aiuto non è uno che merita di essere trattato “da meno”. Qualsiasi sia il tipo di aiuto che sta chiedendo.
Ciò che è stato “denunciato” come mancante nella nostra categoria è una cosa con cui so già che mi giocherò la stima del mondo della psicologia, a cui faccio il filo e tesso le lodi da mesi.
Secondo chi ha risposto, siamo una categoria bacchettona, poco empatica e che dovrebbe essere “un po’ psicologo”.
Mancheremmo di empatia, che è meglio di dire “un po’ psicologo”, che psicologo o lo sei o non lo sei.
Cerco di riprendere qualche punto.
Empatia iniziale. Far sentire a proprio agio una persona non è semplice per tutti, ma si può imparare.
Empatia nel percorso, soprattutto se e quando le cose non vanno come previsto.
Flessibilità nell’ottenimento dei risultati.
E’ dagli errori che si impara a fare meglio, se non permettiamo ai nostri pazienti di sbagliare saremo solo “uno dei tanti da cui sono stata” nella storia della loro vita.
Ascolto.
E’ impossibile dopo una sola prima visita sapere e indovinare al 100% una “dieta”, includendo gusti, tempi, possibilità (anche economiche) e varietà.
Come fare dunque? Includere delle alternative è una buona scelta, in questo modo se nella dieta inserissi opzioni che a me sembrano plausibili, ma per te non lo sono, avrai un po’ di flessibilità all’interno della quale muoverti.
Aggiungere che, col procedere del tempo, dei risultati e dei controlli, sarà possibile sempre aggiustare il tiro, sistemare, aggiungere o togliere opzioni a quella iniziale.
Un appunto.
Un nutrizionista può dare “supporto emotivo” ed essere più o meno motivante e formato per farso, ma se in un nutrizionista, o in una dieta, si sta cercando supporto emotivo, è probabile che sia sbagliata la ricerca in partenza.
Probabilmente, prima di seguire delle indicazioni relative al cosa si mangi, sarà importante capire con chi di dovere “come mai non si riesca a seguire fino in fondo”, “come mai ci si saboti continuamente”.
Un nutrizionista, di questo, può avere solo un’idea.
(Hanno risposto ai sondaggi circa 2000 persone, questo non rende MINIMAMENTE quanto scritto sopra una fonte attendibile, un test valido o altro. Tutto l’articolo vuole esclusivamente essere di spunto e di discussione per i nutrizionisti, medici, dietisti e per i pazienti.)